La visione di Myriam

Dedico a te, o Maria, esempio di inaudita fedeltà, queste pagine brevi, stampate, per volontà non mia, per iniziare ai secreti della tua anima ermetica i dotti fanciulli della ingenua umanità. Maga, sacerdotessa, zingara, cartomante, medichessa, astrologa, divina — seduttrice ed ammaliatrice sempre — sei passata e passi anche tu attraverso al labirinto delle vittime di due estremi, la fede ignorante e la boria scientifica dei terrestri. […] Siimi serenamente giudice. Aspetto il tuo verdetto. Un fiore. Lo staccherai dall'albero della Genesi, lasciando che gli altri fruttifichino il bene e il male, che l'umanità, avanzando, raccoglie e digerisce. Conserva per te la melagrana, perché ti riconoscerò dalle labbra rosse, come nel Cantico dei Cantici, e dalla voce regale... perché hai testa di donna e corpo flessuoso di serpente tentatore: non ridere... lo vedi il cherub dalla spada fiammeggiante che veglia, ci spia, ci fa da delatore?... oh il perfido eunuco!

[G. Kremmerz, La Porta ermetica]

Un rumore nell’aria attira lo sguardo… scaccia il pensiero e lascia che vada, oltre i lidi ombrosi della terra di mezzo… senti nel vento il sospiro del mondo: sospeso nella nebbia argentata egli vaga come soffio di vita e tutto attraversa. Guarda nel buio le spirali dell’ombra: in volute danzanti s’espande e respira, né corpo né spirito la sua sostanza. Come onda silente il suo moto incanta in eterno lo sguardo dell’uomo: vedi? Questa è la soglia sottile, il velo dei regni dell’incantamento. Hai mai udito le ali dell’anima sollevarsi per un istante, mentre quieto guardavi danzare il mondo davanti ai tuoi occhi? Esiste un’antica visione che alcuni uomini custodiscono, velandola dietro le soglie dei templi da tempo immemorabile e che sempre si denuda davanti all’occhio di chi vede. È stata dipinta negli affreschi delle Chiese, sotto le sembianze delle Madonne immerse nella natura rigogliosa o recanti il Cristo fra le braccia. Per gli Egizi, era l’Iside gloriosa. Per i Babilonesi, Ishtar trionfante. Per Leonardo da Vinci, il sorriso della Gioconda e per Dante la Beatrice che annuncia la rivelazione dell’ “amor che move il sole e l’altre stelle”. I novizi di ogni tempo si sono misurati coi simboli e le allegorie di tale visione: ne hanno studiato i rapporti matematici e calcolato i ritmi attraverso l’osservazione degli astri; l’hanno evocata dandole nomi geniali e virtù terapeutiche o magiche; l’hanno venerata, pregata, evocata e scongiurata, senza comprenderla. Ma altro è il vero volto di questa Dea, che noi oggi chiamiamo col nome attribuitole dal fondatore della Schola e del quale egli dice: “la Myriam dei terapeuti è un’onda di amore che emana da un centro pulsante di natura ignota, da un uomo o da una catena di anime. L’allegoria è di apparenza mistica, ma ha un nome di donna, che fu la prima e la più eccelsa delle maghe, un ricettacolo, un tesoro profondo di Amore, perché… non gridate allo scandalo innanzi alla verità che enuncio… perché l’Amore è materia, come il calore, il magnete, la luce, l’elettricità, la radioattività; più forte di tutti questi esponenti della materia nel moto, la materia Amore sarà lo stato di essenza del moto verso l’enigma della creazione e della distruzione, che il volgo dei mistici scioccamente impersona in uno spirito e più stoltamente dipinge come un uomo. L’enigma è una legge”. Sotto il velo del simbolismo e sotto l’apparenza di culti mistici, sempre gli uomini hanno tramandato, nelle sembianze della donna divina e della Vergine creatrice, quella Legge universale che non può essere studiata sui libri e che, come una femmina irraggiungibile, sfugge al raziocinio e incanta oltre ogni egoica resistenza. La Dea regge tra le mani un libro, che in alcune raffigurazioni è sigillato e in altre aperto: “è il libro della Natura”, hanno concluso alcuni, comprendendo il senso che sta oltre il simbolo. Ma cos’è il libro della Natura? Alcuni ritengono che questo libro sia cesellato a caratteri di fuoco nel firmamento immortale; altri hanno tentato di collocare questa sapienza sul piano astrale, dove dimorano le impronte delle cose che furono, sono e saranno. Ma nessuno sa spiegare cosa sia e la Dea, col sorriso della Gioconda dipinto in volto, ripete soltanto: “io sono Iside, e nessun mortale può sollevare il mio velo”. Ovunque si collochi il suo libro, comunque si intuisca una parte della sua natura, la Regina rimane un mistero per coloro che riescono a concepirla, né si denuda facilmente. La grande chiave della Natura, che i templi custodiscono e che anche oggi non viene conquistata che dopo prove terribili, consiste infatti nel raggiungimento di un certo speciale stato dell’essere, di cui gli Antichi hanno tramandato minuziosamente la generazione. Questo stato è la chiave per varcare la soglia. Le ricette e i percorsi iniziatici a questo servono: sviluppare nell’essere umano uno stato di magnetismo radiante (stato di mag), tramite il quale l’uomo accede a uno stato di chiara visione e di conoscenza diretta della Legge, con cui la mente sottile da lui enucleata entra in comunione profonda, fino a confondersi con essa e non saper più dire quale pensiero sia “suo”. I terapeuti di Myriam, lungi dal sostituirsi ai dottori ma al contempo ben lontani dallo stato di preghiera mistica, sanno che da questo peciale stato di mag emana una forza imponderabile e riequilibrante sull’individuo verso il quale è diretta o su chi entra in contatto animico o fisico con il miriamico. Questa forza agisce per contagio e reca in sé la proprietà di ricostruttrice dell’equilibrio vitale. Infinite sono le sue applicazioni e la sua potenza non ha limiti quando viene convertita in terra, ma per accedervi bisogna che molto sale entri in zucca: bisogna che, parafrasando il Cosmopolita, la coltre di ghiaccio che avvolge l’occhio dell’anima sia scaldata per mezzo di un fuoco dolce fino a disciogliersi in acqua pura. Bisogna che l’anima inizi a Vedere. Il cammino delineato dalle Scuole iniziatiche tradizionali è semplice e scientifico nel suo rigore, ma ha un fine ideale: attraverso la purificazione dell’uomo ordinario e la liberazione delle sue energie cristallizzate, da operarsi con metodi rigorosi, si giunge - dopo anni - a percepire un barlume di spirito vitale. Allora la visione del mondo muta irrimediabilmente e un sentimento di sincera ammirazione per l’opera naturale si fa strada, rendendo l’operatore il più fedele servitore della Dea dipinta nelle allegorie e della quale inizia a scoprire il vero volto, né umano, né divino. Di fronte a sé ha la grande Sfinge, la sirena che con la sua voce incanta e ammalia con forza irresistibile, il cui richiamo può rendere folli. Myriam ha infatti una missione per ogni essere, e chiunque venga realmente in contatto con Lei inizia a sentire un richiamo ineffabile, inizia a concepire una visione ideale del mondo, a udire in sé il fermento, la spinta per mutare qualcosa nell’umanità e gettare un seme per il futuro. È questo il momento in cui l’anima umana, denudata e libera, inizia a percepire la vibrazione che le è propria: un raggio, un colore particolare in cui la Luce indifferenziata si scinde per potersi manifestare. Per sostenere questa visione bisogna essere puri, o si diventa matti: l’ego che non è stato vinto durante il percorso iniziatico non può comprendere tutto ciò che come una missione pontificale dell’individuo risvegliato a beneficio della società profana. Niente di più lontano dalla realtà. E non crediate che una tale visione sia riservata soltanto a coloro che sono assolutamente e totalmente puri, perché l’essere umano è mutevole: oggi è purissimo, ispirato e ascende alle Idee, ma domani può ricadere in vecchi errori e può perfino venire sedotto dalla sua stessa luce. Per sostenere ciò che Myriam mostra bisogna invece, cautamente, imparare ad ascendere e discendere da questo stato e comprenderne la natura profonda, che è diversa da quella umana: i suoi piani sono sottratti al tempo e allo spazio, la sua visione è ideale e non può essere manifestata in una chiesa o in un oggetto di studio razionale. Ella presenta a ogni individuo il suo “doppio immortale”: mostra cioè la vibrazione, pura in essenza, che va enucleata affinché divenga un Nume benefico, che vivrà a sua volta oltre il tempo e lo spazio, quando verrà il momento - perché no?, anche in vita. Il primo aspetto sul quale meditare profondamente è questo: dove non esiste la forma, non esiste il tempo. Il tempo è un concetto umano, uno strumento di misurazione che ci permette di scandire il tempo che separa la nascita di una forma dalla sua morte. Ma nel regno dell’intelligenza non esistono forme caduche e la morte non ha significato. Tuttavia, questo regno non è immobile: è vitale, e in quanto vitale è soggetto a mutamenti. Questi mutamenti sono espressione del Ritmo. E la ritmicità delle vibrazioni è il primo aspetto della Legge. Possiamo immaginare un’intelligenza come un cuore, caratterizzato da espansioni e contrazioni, in moto perpetuo: nel mondo degli effetti, queste espansione e contrazioni si manifestano nel fiorire della primavera e nelle foglie d’autunno. Nel mondo dell’intelligenza sono il pulsare della luce: forse è per questo motivo che gli Egizi assimilavano i loro Numi alle stelle. Il secondo aspetto sul quale meditare è che questo ritmo è, come detto, il cuore dell’intelligenza: ma mentre nel mondo degli effetti l’uomo subisce questo ritmo, l’intelligenza lo incarna e agisce tramite esso. Solo meditando su questi aspetti e, quindi, transustanziando se stessi nella sostanza di cui sono fatti i Numi, si può giungere a conoscere se stessi su un piano più sottile, dove le facoltà comuni non arrivano. Il mistero della Myriam generatrice, ben lungi dall’essere sepolto e dimenticato, è tutt’ora custodito dalle scuole iniziatiche, che mutano forma e linguaggio a seconda dei tempi, che si spogliano degli orpelli o si rivelano al popolo nella speranza che i tempi siano maturi per un balzo in avanti dell’umanità, in cui “gli dei cammineranno ancora tra gli uomini”. Forse verrà il giorno in cui molti individui, risvegliati a questa duplice vita, feconderanno con i loro intenti chi gli sta accanto, e questi comprenderà che l’esistenza umana non è soltanto vita animale e dissertazione intellettuale, ma esiste una grande avventura alla quale ogni essere umano è chiamato, un’avventura che si dipana oltre il tempo e lo spazio, in un luogo dove non rammentiamo d’essere mai stati ma dove rincontreremo noi stessi. Quell’ipotetico giorno non è lontano. Prestate orecchio, allora, a ciò che vedrete e sentirete. Se udite un richiamo, prima di rifiutare, ascoltate profondamente e chiedetevi se è un uomo che vi sta parlando o, per bocca sua, udite anche un raggio della vostra essenza profonda che vi chiama al risveglio.

Iehuiah